A. — Buongiorno Maestro. Voglio renderla partecipe della mia esperienza meditativa di questa mattina.
Mentre meditavo ho avuto chiara la sensazione che vi fosse come un produttore di pensieri, e un intercettatore di pensieri.
Di certo ho avuto la sensazione di essere quell’intercettatore.
Ero quell’intercettatore che traduce i pensieri e li rende ‘reali’. Che sia questa la coscienza?
— Come meditavi? Che meditazione stavi facendo?
— Guardavo i pensieri che passavano cercando essere di Uno con loro.
— Vai a quel momento. Vedilo dal punto di vista originale, non come ricordo. C’era il tempo? C’era lo spazio? C’era qualcosa fuori da te?
— No.
— È una esperienza diretta, un samadhi istantaneo.
— Le chiedo una cosa che può sembrare stupida, la prenda per quello che è. Terminata la meditazione ho come la sensazione che la vita, tutta la vita che sto vivendo, sia frutto della mente. Nulla di reale. Nel senso che è tutto un pensiero creato dalla mente e che io non sia altro che l’intercettatore di quei pensieri.
Cosa può esservi di vero in questo, maestro?
— L’unica cosa che non è completamente vera è che anche l’intercettatore scompare. Nel nirvikalpa samadhi scompare il veggente – che è ancora una prospettiva duale – perché si fonde nel Sé. Ecco perché non sorgono più domande, chi dovrebbe porle?
— Ma l’intercettatore scompare perché anche quello irreale o perché non c’è più nulla da intercettare?
— È il veggente che crea il visto. Riassorbito il veggente scompare la mente e il mondo che ne è la proiezione.
Il veggente è ancora presente nel savikalpa samadhi, il samadhi con mente, ma nel nirvikalpa non c’è più.
Ora i tuoi samadhi istantanei sono savikalpa (con concetti), ed è naturale che sia così. Però possiamo fare qualcosa per guardare avanti: non essere interessato a definire l’oggetto della realizzazione. Per questo i maestri usano nomi generici, relativi: Quello, il Sé… che non definiscono niente.
Le parole sono essenzialmente false. Nel nirvikalpa samadhi, lo stato del Brahman, non c’e traccia di quelle parole, nemmeno l’ombra. Anche Sat-Chit-Ananda non c’è. Gli insegnamenti verbali sono come La Divina Commedia tradotta nel linguaggio delle formiche. Può essere quella traduzione ancora Divina? Perciò il mio suggerimento è: non cercare di definire chi sei in concetti. Che importa dire: “È Coscienza invece che Essere”? Coscienza, Essere, Presenza ecc. sono tutti sinonimi, nomi equivalenti per indicare il Sé che per sua natura non è nominabile, in quanto il Soggetto Ultimo non può essere oggettivato in un nome.
— Giustissimo. Non attaccarsi ai termini, vivere senza descrivere.
Non attaccarsi ai termini va bene, ma vivere senza descrivere in questo momento per te è una forzatura. Devi essere naturale. Descrivi finché hai bisogno di farlo, altrimenti tutta la fase delle realizzazioni concettuali ti rimane sospesa nella mente. Satura invece serenamente questa fase e a un certo punto non sarai più interessato a definire Chi sei. Questo è il modo naturale di procedere. Tuttavia descrivere e definire le realizzazioni, non ti costringe a credere che quelle definizioni siano importanti; stai solo effettuando un mind clearing, e quella di stamattina è stata una grande purificazione della mente: hai scoperto per esperienza diretta l’irrealtà del mondo e della mente. Hai assimilato in un istante divino l’intero Yoga Vasistha!
— Però questa realizzazione non mi porta felicità, piuttosto disorientamento.
— È naturale. La mente è sotto shock, si sente mancare il terreno sotto i piedi. Lasciale il tempo per abituarsi all’idea.
Perché l’intercettatore dei pensieri li rende reali? A causa della falsa conoscenza, o ignoranza.
Il produttore di pensieri è l’ego, il pensiero ‘io’. Quando il Sé illimitato si identifica con il corpo e la mente, nasce un io personale, limitato e separato. Questo io separato è il primo pensiero; esso è il seme da cui nascono tutti i pensieri. Senza l’ego, i pensieri non nascerebbero, non vi sarebbe la mente, che è l’insieme dei pensieri. Ciò non può essere capito nel savikalpa samadhi, ma nel nirvikalpa sì. Infatti nel nirvikalpa non sai di esistere e tantomeno di essere in samadhi. Ma quando esci dal nirvikalpa il senso di libertà è assoluto! SEI PERSINO OLTRE LA CONOSCENZA! È il TOP della libertà!!!