Antonio – Il realizzato advaita rinunciando al mondo, e quindi all’azione che tale mondo esige, si trova in una condizione di pura astrazione inerziale. È così?
Raphael – Il realizzato advaita compie solo due azioni: quella che si riferisce al mantenimento del proprio corpo-proiezione, fino a quando questo sussiste, e quella che consiste nel trasformare la coscienza di coloro che bussano per essere.
Ma, in definitiva, per l’advaitin queste non sono azioni, compiti o doveri, ma semplicemente atti naturali, innocenti, spontanei, sono uno svelamento gioioso come lo è il profumo di un fiore. Quindi, l’advaitin non rappresenta un’astrazione nel mondo fenomenico, ma una realtà con il suo particolare svelamento.
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Tratto dal libro ‘Tat Tvam Asi. Tu Sei Quello’ di Raphael, Edizioni Asram Vidya. Raccomando vivamente questo libro! Vi trovate tutto il quadro dottrinario dell’Advaita Vedanta esposto con leggerezza attraverso il dialogo di Raphael con Antonio, l’allievo che si presenta al Maestro per essere guidato alla realizzazione. L’advaitino ha ‘assoluto’ bisogno di aver chiaro tale quadro di riferimento per interpretare correttamente le proprie esperienze spirituali. Ricordate ciò che dice Sri Atmananda (Krishna Menon): “Non è l’esperienza in sé che illumina, ma la corretta comprensione della stessa”.