Sri Ramana Maharshi, discorso 382
Un signore telugu dallo sguardo tranquillo, ma istruito in filosofia, chiese a Sri Bhagavan di manolaya [la dissoluzione temporanea].
Sri Bhagavan disse che era tutto spiegato nell’Upadesa Saram, che l’uomo teneva in mano.
D.: Che cos’è la mente?
M.: Guardate cos’è.
D.: È fatta di sankalpa [pensieri] dei loro mutamenti?
M.: Di cosa è il sankalpa [pensieri]?
D.: È la natura della mente.
M.: Di chi è il sankalpa?
D.: Delle esteriorità.
M.: Proprio così. È questa la vostra natura?
D.: È della mente.
M.: Qual è la vostra natura?
D.: Suddha Chaitanya (Pura Luce Cosciente).
M.: Allora perché vi preoccupate del sankalpa e del resto.
D.: Si ammette che la mente sia mutevole e instabile (chanchala e asthira).
M.: Nello stesso luogo si dice anche che la mente deve essere introvertita e fatta fondere nel Sé, che la pratica deve essere lunga perché è lenta, e deve essere continuato fino a che la mente non si fonde totalmente nel Sé.
D.: Per questo desidero il prasad, cioè la Grazia.
M.: È sempre con voi. Tutto ciò che vi è richiesto è di non confondervi con la mente estroversa, ma dimorare come il Sé. Questo è il prasad.
Il signore salutò e si ritirò.
Nota di Sergio:
La mente introversa, distaccata dal mondo, crea lo stato del sonno desto, in cui però la coscienza è ancora più percettiva e profonda che nello stato di veglia, perché non appesantita dai pensieri.