— Usare intensamente la mente non impedisce lo stare nell’Io Universale!
Ieri ho passato la mattinata a capire con quale operatore fare il contratto per la fibra a banda ultra larga, ciò nondimeno ero nell’Io Universale. È quello di cui si parla nel sogno di Jnanananda. Si incontrano molte situazioni in cui non sappiamo cosa fare o ci imbattiamo in delle difficoltà. L’unica cosa possibile è abbandonarsi a Dio. Allora la difficoltà o l’incertezza spariscono come concetti e tutto fluisce come Dio nelle mani di Dio. Ciò rende possibile la continuità del dimorare nell’Io Universale. Il poco abbandono a Dio è il tuo punto debole, non l’uso intenso della mente. Tu identifichi l’operare con la mente con il rientrare nell’ego. Non è una condizione necessaria, è una tua debolezza nell’abbandono a Dio. Mukti ha un lavoro che le richiede molto coinvolgimento nella mente, ma non per questo ridiventa l’ego.
— Si, infatti quando devo compiere delle particolari azioni – non tutte – ritorna l’ego.
— Ma perché? Perché sei attaccato ai conseguimenti di quelle azioni e ciò ti fa identificare con l’io-agente, che è l’ego. Invece dovresti abbandonarti a Dio. Allora le difficoltà o le indecisioni non sono più separate da Dio e diventano Dio; così tu avrai Dio che fluisce nelle mani di Dio e non sei mai fuori dal Sé. Quando abbandonerai i tuoi dolori a Dio avrai la realizzazione. È la tua ultima prova.
Non abbandonarti a Dio è ciò che invalida tutti gli sforzi che hai fatto. Un sadhaka avanzato rimane bloccato non perché non ha fatto niente, ma perché c’è qualcosa di importante che non ha ancora capito. Se la batteria è scarica, non porti la macchina dal demolitore soltanto per quello.