A un certo punto non puoi dare nessun nome al Sé, perché è oltre qualsiasi concetto. Puoi però chiamarlo ‘stato unitivo’. Quindi il Sé è essere Uno col momento presente così come appare nella sua specifica configurazione, con sempre minore attenzione alla specifica configurazione e sempre maggiore attenzione all’Uno, così che i momenti diventano un Unico Eterno Presente. Poi il concetto di tempo svanisce del tutto e non rimane nemmeno il senso di un eterno presente.
Non importa che la mente sia molta attiva; una mente quieta è indispensabile al principiante che deve conoscere il Sé, ma per l’aspirante avanzato è assolutamente indifferente; una mente attiva è per lui uno stato relativo come un altro. Vi sono momenti che richiedono una mente molto attiva e altri, come quando si è in meditazione, in cui la mente è completamente disattiva e si ha esperienza del nirvana, alias nirvikalpa o nirbija samadhi, alias sonno profondo consapevole, che sono tutti nomi dello stesso stato.
Mentre il mondo della mente, cioè la vita del mondo, è tempestato da interrogativi, nello stato unitivo – ‘samadhi’ in sanscrito – non sorgono domande, né c’è qualcuno che possa porle: è tutto perfetto.
Possiamo quindi trarne una definizione di Stabilità: vivere nello stato di non separazione, nello stato unitivo. Quando lo stato unitivo diventa ininterrotto, viene indicato come realizzazione.
Alla domanda: “Che differenza c’è tra samadhi e realizzazione?”, Sri Ramana rispose: “Sono la stessa cosa”.
Di seguito la testimonianza di Mukti che mostra bene cosa significa essere Uno col momento presente:
“Riguardo all’azione, ti riporto la mia esperienza di questo periodo. Nelle mie nuove mansioni di lavoro devo affrontare molte situazioni, tutte richiedono continuamente la mia presenza e continui nuovi confronti. Spesso paro anche colpi non proprio corretti. La mente è attiva, si informa, cerca strategie e soluzioni… tuttavia sorprendentemente è come se in realtà non facessi alcuno sforzo. Certo a volte sono molto stanca fisicamente, ma la mente è sempre fresca, come non fosse toccata dal tour de force che affronta. I vecchi e ripetitivi percorsi mentali non mi appartengono più. La prospettiva di operare per servizio rende poi tutto sempre nuovo; il concetto di tempo impiegato o sottratto a qualcos’altro è sfumato: ciò che accade è ciò che dev’essere. Anche quando c’è un intenzione o un aspetto della personalità che emerge, non c’è differenza, perché il Sé rimane intoccato. È come se attingessi ad una corrente continua e inesauribile”.
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