“Perché non posso entrare in un samadhi come quelli che leggo sui libri spirituali?”.
Per avere la risposta, la prima domanda che dovresti porti è: “Posso vedere Dio in ogni cosa?”.
La seconda domanda è: “Posso avere sempre un amore bruciante per il Divino”? (con forma, senza forma, secondo le caratteristiche dell’aspirante).
La terza domanda è: “Posso essere un servo del Signore e offrire la mia struttura psicofisica e tutta la mia vita al servizio del Divino?”.
Se non sei ancora in grado di fare queste tre cose, non potrai avere samadhi prolungati.
Però… potresti andare a un Intensivo di Illuminazione, lavorare intensamente per un giorno e mezzo, e poi al discorso di mezza giornata del secondo giorno, il maestro potrebbe esortarti a vedere che tutto è Dio, ad avere amore bruciante per Lui, a donare il corpo, la mente e tutta la tua vita al servizio di Dio, e tu, in un momento di intensa commozione e ispirazione potresti farlo, e ottenere un’esperienza diretta istantanea. Ma se non hai ancora acquisito la capacità di farlo sempre, potrai solo avere esperienze dirette istantanee – che sono una benedizione! –, ma non samadhi di ore o addirittura giorni.
Questo ci conduce a fare alcune considerazioni sulla via graduale e la via diretta.
Un esempio di via graduale è sentiero tracciato da Patanjali negli Yoga Sutra. Tu parti da persona ordinaria e vai attraverso una trasformazione che passa per 1) yama e niyama, 2) asana, 3) pranayama, 4) pratyahara, 5) concentrazione, 6) meditazione, 7) e infine samadhi. Questo può voler dire lavorare anche per 15 anni senza sapere chi sei tu, come testimonia nel video Valeria Maffiolini a proposito della sua esperienza con la meditazione Vipassana.
La via diretta invece si rivolge direttamente al Sé. Infatti tu puoi andare a un Intensivo di illuminazione senza alcuna preparazione preliminare e avere l’esperienza diretta di Chi veramente sei tu. Eric Baret sostiene che la via diretta non richiede nessuna trasformazione, ma io non sono proprio d’accordo con lui. È vero che con la via diretta puoi conoscere subito il Sé, ma poi per stabilirtici devi trasformarti, eccome!
Tu hai esperienze dirette e ora vuoi stabilirti nel samadhi, che è la natura stessa, intrinseca del Sé. Ma per farlo devi acquisire le qualità oggetto delle tre domande che ho citato prima. Questo, se escludiamo rare eccezioni, richiede tempo. Significa non riuscire a stare neanche un solo momento senza avere la mente rivolta al Divino. Significa, ad esempio, non vedere progressi nella sadhana, sopportare prove difficili e ciò nonostante vedere l’amore del Divino anche in quelle prove. Fede incrollabile, umiltà, assenza di ego, abbandono a Dio maturano in questo modo.
Sembra dura, ma quando cominci ad abbandonarti, OGNI SUO VOLERE TI È CARO, ben più di te stesso. In qualche modo, stai già vivendo nel Divino e vedi già in questo la realizzazione, perciò non ti lamenterai del tempo che ci vuole, sei troppo assorbito dall’amore per Dio. Tutto questo lo può fare solo l’amore!