vuoto

A. — Ciao Sergio. Belle le cose che hai postato. Ho appena finito di leggere quel passo di Osho sulla mente… Quando dice: “Osserva la mente, e guarda dov’è, che cos’è. Scoprirai che i pensieri galleggiano, e che esistono spazi intermedi fra l’uno e l’altro”… Mi stupisco ancora di quanto siano ‘ripetibili’ le esperienze spirituali. Se mi avessero chiesto di visualizzare ciò che ho visto in quell’istante in cui ho avuto la percezione del Vuoto avrei detto tanti pensieri, ognuno chiuso in una bolla, galleggianti nel nulla.

Sergio — Sono ripetibili perché è la Realtà. La Realtà spirituale è dimostrabile, solo che è psichica, non fisica. Non si può portare un oggetto fisico a riprova; richiede che l’altro si impegni in una purificazione mentale fino a realizzare l’esperienza del Reale.
Che fare ora di questa esperienza profonda del Vuoto? Prendila e con la volontà portala nel corpo e nel mondo fisico. Quando la perdi non farne un problema. Riprendila e mantienila nel corpo e nel mondo fisico.
Questa pratica dev’essere sostenuta dall’autoindagine perché ci saranno impressioni/desideri che devono essere ancora purificati. Perciò in meditazione ritorna a quel Vuoto e abbandonati.
Inoltre, da questo Vuoto osserva la sensazione di ‘io individuale’.

Marco — In un testo Chán molto vicino all’autoindagine è scritto che praticando assiduamente l’indagine sul ‘chi’, nel giro di 3 anni “lo splendore non può mancare di arrivare”… Come se fosse scientificamente sicuro!

Sergio — Io ho visto che anche se solo ci si chiede costantemente (senza dare una risposta mentale) “Che cos’è quest’esistenza, questa vita?”, “Che cos’è questa mente (i pensieri)?” si raggiunge immediatamente la posizione dell’osservare distaccato e si arriva presto al Vuoto. Bisogna farlo costantemente.
LA VERITÀ È CHE CON UN’AUTOINDAGINE ZELANTE CI SI REALIZZA IN 2-3 ANNI!!  Troppo per la maggior parte dei cosiddetti ricercatori. Sono pochi quelli animati da un ardente desiderio di liberazione… Roberta ci ha messo 2 anni, ma praticava 18 ore al giorno…