Mukti: — Buongiorno Amato, come va? Per me è un periodo molto attivo fisicamente e mentalmente. A volte mi sento sopraffatta e poi dimorando nel Sé tutto si include, e ancora molto altro trova il suo posto. Sono nel momento presente, e non c’è nemmeno più questo pensiero. Accade ciò che deve accadere. Ti sono grata per la tua continua e costante guida e presenza e ispirazione ❤
Soham dopo un po’ di giorni: — Eccomi Amata. Riesco a trovare la tranquillità per risponderti.
Bellissimo ciò che scrivi. Il tuo compimento mi fa apparire un’importante questione. Ricordi quando Kripalvananda diceva che chi non ha completato lo yoga della volontà non avrà successo nello yoga dell’abbandono? È così. Molti individui che non si sentono pronti ad affrontare la vita, si rifugiano in uno pseudo-abbandono a Dio, ma difficilmente riusciranno ad andare fino in fondo alla resa dell’ego. Il loro abbandono è condizionato, malato; non ha la forza di diventare ‘abbandono virtuoso’. Dovrebbero invece praticare con volontà e disciplina la loro sadhana, che include l’adempimento delle loro responsabilità, offrendo i loro sforzo come servizio al Divino… Il che è bhakti, no? Una volta in grado di padroneggiare questo yoga della volontà, scopriranno in loro la forza di padroneggiare l’abbandono al Sé, e quella forza si tramuterà in pace, pienezza e realizzazione.
Abbiamo invece l’esempio di sedicenti insegnanti che parlano come saggi, ma non hanno poi la forza di fermare gli assalti aberrati dei loro ego.
Obbedire al Dharma, al Maestro e a Dio, non è in sé abbandono, anche se devi usare la volontà? C’è una bella parabola che smaschera l’idea sbagliata di abbandono: «L’allievo va dal suo Maestro sufi. Questi gli chiede: “Hai legato il tuo Cammello?”. “No, ci penserà Dio”. “Lega il tuo cammello, Dio ha altro a cui pensare”». La parabola mostra proprio l’errore che si può fare nell’intendere l’abbandono. Tu, Jnanananda e Shivananda non avete mai avuto problemi ad adempiere alle vostre responsabilità, anche nei momenti di maggior assorbimento.
Nota che Sri Ramana dice diversamente riguardo all’abbandono. Egli raccomanda sempre l’abbandono a Dio, in qualunque circostanza. “Sei incapace di affrontare qualcosa? Abbandonati al Potere Superiore!”. Ma dice anche: “Fa’ quel che ti dice il Guru!”. Se il tuo bambino piange perché reclama la poppata, cosa ti sta dicendo il Guru? Medita?… C’e un discorso che racconta come Sri Ramana corregge un’errata concezione dell’Abbandono: “Gli era stato affiancato un nuovo assistente, con il compito di allontanare con un bastone le scimmie dalle offerte votive di frutta che venivano deposte ai sui piedi. Il primo giorno l’assistente rimase seduto a terra al suo fianco con gli occhi chiusi. Il secondo giorno Ramana gli disse: “Sei qui per tenere lontane le scimmie. Se vuoi meditare vai altrove”. Comprendi l’insegnamento? Il Voto di sposare il Dharma, la condotta etica, dev’essere abbracciato da subito. Nello Yoga di Patanjali occupa i primi due passi (Yama e Niyama), prima di tutte le altre 6 pratiche spirituali. Con la Realizzazione il dharma diventa naturale.